Daniele Germiniani ci racconta una delle ultime tappe del suo viaggio intorno al mondo con la famiglia, Dubai.
Dubai è un grande luna park per tutte le età: ci sono parchi a tema, centri commerciali, centri sportivi, e deserto nel quale avventurarsi.
C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Avendo però solo tre giorni abbiamo preferito concentrarci in un unico luogo che offrisse divertimento per tutti e quattro. A Dubai il centro commerciale sottostante la grandiosa torre del Burj Kalifa si chiama semplicemente “the Mall”, un mega distretto commerciale di quattro piani e migliaia di metri quadri dove si concentrano tutti i negozi più originali e prestigiosi.
Dopo un po’ di shopping, utile per non tornare a Milano a mani vuote dopo undici mesi di assenza, abbiamo cominciato con la prima avventura della giornata, il Dubai Aquarium.
L’acquario è al centro del Mall e si sviluppa in un’unica vasca alta tutti i quattro piani del centro commerciale, oltre 20 metri di altezza per una capienza di 10 milioni di litri d’acqua. Gli amanti degli acquari potrebbero storcere il naso all’idea di vedere una sola vasca, ma i progettisti sono stati abili a sviluppare il percorso di visita lungo tutta l’altezza per regalare così punti di vista sempre diversi. Superiamo velocemente i controlli e iniziamo subito da quella che probabilmente è l’attrazione principale dell’acquario, il lungo tunnel sottomarino che offre una straordinaria vista dal basso della vasca e dei suoi abitanti. Una razza dal muso a paletta è attaccata al plexiglass del tunnel, uno squalo tigre nuota tranquillamente a pochi metri da noi, e un branco di pesci nuota formando una spirale colorata. L’effetto è veramente notevole, anche se a me ricorda un po’ il tunnel del Lo Squalo 3. Meglio proseguire. Con le scale mobili saliamo al secondo livello dove ci attende un “dietro le quinte”, l’area dove i biologi ed il personale dell’acquario preparano i pasti per i numerosi abitanti delle vasche, e dove è possibile seguire lo sviluppo delle uova fino alla nascita di piccolissimi squali. Con un’altra scala arriviamo al pelo dell’acqua per dar da mangiare ad un branco di tonnetti che girano vorticosamente e per un po’ di mangime si producono in grandi salti. La visita non finisce prima di aver fatto un giro su una barca dal fondo di vetro: da qui osserviamo la vita dell’acquario dall’alto con le razze che muovono le loro grandi ali quasi a salutarci. Siamo però di fretta, alla cassa ci avevano assicurato che due ore sarebbero state abbastanza, invece siamo dentro da oltre tre ore e rischiamo di perderci il tramonto in cima al Burj Kalifa. Con una corsa forsennata facciamo in tempo a prendere l’ultimo ascensore utile che in un minuto ci porta al 124° piano.
La piattaforma offre una vista su Dubai a circa 180° infatti non c’è la possibilità di girare tutto intorno al grande edificio, ma quello che si vede da quassù è una vera emozione, soprattutto per chi come Laura e me ha studiato architettura.
Dubai è una città cresciuta dal nulla in mezzo al deserto in poco più di vent’anni, e lo skyline è ancora pieno di gru; ogni grattacielo è un inno all’architettura che alle volte scade anche un po’ nel pacchiano (come nel caso del grattacielo a forma di Big Ben) ma se guardiamo a questa città come a un Luna Park, dobbiamo anche viverla con lo spirito giusto, aperto a stupirsi ad ogni angolo per gli eccessi grandiosi, senza però mai dimenticare che è una delle città più moderne del mondo.
E mentre scende la sera da questo grattacielo incredibile proviamo ad immaginare come sarà Dubai tra vent’anni. E chissà magari torneremo per scoprirlo.