Scopriamo insieme 5 magnifiche sculture da vedere assolutamente quando si visita Galleria Borghese.
Galleria Borghese si trova all’interno di Villa Borghese Pinciana a Roma ed è uno dei musei più importanti del mondo per quanto riguarda la quantità di opere di Bernini e Caravaggio che custodisce. Le sue stanze, abitate da sculture di marmo bianco, tolgono davvero il fiato e il giardino che circonda la villa, con laghi, piante esotiche e templi, è un luogo incantevole, ideale per leggere poesie a farsi prendere dall’ispirazione artistica.
Ogni statua e ogni dipinto di Galleria Borghese merita di essere ammirata e studiata a fondo, ma se sei di fretta ecco quali sono le cinque sculture che non puoi assolutamente saltare.
1. Paolina Bonaparte (1804-1808)
Una delle sculture simbolo di Galleria Borghese, proprio perché commissionata da Camillo Borghese ad Antonio Canova per celebrare le nozze con Paolina Bonaparte. Il Canova ritrae la sorella di Napoleone come una Venere vittoriosa: la più bella tra le dee adagiata su un’agrippina con sguardo fiero, a torso nudo e con la parte inferiore del corpo avvolta in un drappo leggerissimo che conferisce un forte erotismo alla scultura. Curiosità: Antonio Canova passò dello speciale pigmento rosato sulla pelle di Paolina per dare vita alla statua e anche per renderla più “umana”.
2. Apollo e Dafne (1622-1625)
Apollo, pieno di passione per la ninfa Dafne, la rincorre, ma lei non corrisponde il sentimento del dio e dunque chiede a suo padre, il fiume Peneo, di salvarla e di trasformarla in qualcosa che Apollo non possa assalire; il padre la ascolta e la trasforma in un albero di alloro. Il Bernini ha scolpito nel marmo l’istante esatto in cui Apollo raggiunge Dafne e lei comincia la sua metamorfosi in albero: l’espressione terrorizzata sul volto della ninfa fa da contrappunto alla delicatezza delle sue dita che si trasformano in foglie intricate e sottilissime. No vuol dire no.
3. Ratto di Proserpina (1621-1622)
Ancora meno fortunata di Dafne è stata la povera Proserpina: nonostante fosse figlia di Cerere, la dea della terra e delle fertilità, e avesse conoscenze piuttosto altolocate (leggi: Giove) non riuscì a sfuggire alla violenza di Plutone e ottenne soltanto di passare lontana dal suo carnefice sei mesi all’anno. L’opera di Bernini che si può ammirare a Galleria Borghese ritrae il momento del rapimento. Il gruppo scultoreo segue un moto a spirale, Plutone è rappresentato con la corona in testa, simbolo del suo potere, mentre la posa di Proserpina è straziante e ansiogena: cerca di divincolarsi dal suo assalitore con tutte le forze, gli mette le mani in faccia per spingerlo via, ma la sua inferiorità fisica – che quindi segna la sua sconfitta in questa lotta – è sottolineata dal particolare della mano di Plutone che con la sua presa affonda nella carne morbida e indifesa della giovane, un particolare che evidenzia anche l’incredibile maestria del Bernini.
4. Ermafrodito dormiente
Questa statua, pur essendo soltanto una copia (l’originale è conservato al Louvre), è di una bellezza e di un realismo straordinari. L’opera rappresenta Ermafrodito che dorme, un soggetto ricorrente sia nel periodo ellenistico che nell’Antica Roma che deriva dalle rappresentazioni di Dioniso femminilizzato e simile a una Venere.
5. David (1623-1624)
Anche nel caso di questa scultura, il Bernini opta per un momento di tensione per ritrarre la scena: David non è ritratto rilassato e soddisfatto dopo aver sconfitto Golia, bensì nell’istante precedente al lancio del sasso e per questo motivo la sua espressione è concentrata e tesa.
Curiosità: il tallone del David di Bernini è di gesso e non di marmo; non si conosce il motivo di questo differenza, ma è plausibile pensare che la collocazione della statua fosse contro a un muro.