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7 Superstizioni dal mondo

7 Superstizioni dal mondo

Venerdì 13 (o 17), gatti neri e tori vittime di rituali poco ortodossi. Per scongiurare il temibile venerdì 13, ecco alcune interessanti e folkloristiche superstizioni provenienti da tutto il mondo.

Non è vero… ma ci credo” era il titolo di una celebre commedia in 3 atti scritta nel 1942 da Peppino De Filippo. In questa pièce il protagonista, Gervasio, crede che i suoi affari vadano male per colpa di uno dei suoi impiegati, Belisario Malvurio. Le cose cominciano ad andare meglio quando invece si presenta in azienda Alberto Sammaria, un giovane con la gobba. Si scopre infine che questo giovane non era altri che il ragazzo di cui la nipote di Gervasio era innamorata dall’inizio, e che si era travestito da gobbo – che nella tradizione napoletana porta fortuna e ricchezza – per entrare nelle grazie dello zio della sua amata sfruttando la superstizione per cui era noto a tutti.

Questo divertente spettacolo mette alla berlina la superstizione e chi si lascia influenzare troppo da essa, ma chi di noi non ha mai ceduto a qualche piccola e innocente superstizione? Chi non possiede un amuleto che porta sempre con sé (in università, affidavo le mie performance agli esami a una spilla con i fenicotteri), e chi, con nonchalance, non ha mai evitato di passare sotto una scala? E scagli la prima pietra chi non ha mai toccato ferro (o legno) per scongiurare qualcosa.

Ci sono però superstizioni che vanno oltre la ritualità personale e che coinvolgono il modo di pensare e di comportarsi di interi gruppi di persone.

Per scongiurare il temibile venerdì 13, ecco 7 (numero fortunato!) interessanti e folkloristiche superstizioni che caratterizzano diversi luoghi del mondo.

1. Piazza Ravegnana, Bologna

Si potrebbe pensare che gli studenti di Bologna abbiano tutte le fortune mondo: studiano in una città piena d’arte, di scorci magnifici, e hanno accesso quotidiano alle delizie della cucina emiliana. Ma non è tutto oro quel che luccica. Gli studenti di Bologna, infatti, hanno un solo e gigantesco divieto: non possono attraversare Piazza Ravegnana prima di aver conseguito la laurea. Se dovessero trasgredire, verranno maledetti e non riusciranno mai a concludere il loro percorso di studi.


Torre degil Asinelli, Bologna. Photo credit: Michela Simoncini via VisualHunt / CC BY

2. Il Toro in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano

Vi sarà certamente capitato di attraversare la Galleria Vittorio Emanuele avendo un centinaio di commissioni da portare a termine, e di venire ostacolati nella vostra corsa da capannelli di persone accalcate intorno a un punto preciso del pavimento, dove i bracci della Galleria si incrociano formando un ottagono. Lì, come simbolo della città di Torino, è raffigurato un toro impennato che mostra i genitali, ed è credenza comune che porti fortuna e fertilità mettere il tallone proprio su di essi e compiere un giro completo a occhi chiusi. Perdere l’equilibrio mentre si volteggia sul povero toro porta invece una sfortuna incredibile.


Il celebre Toro in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Appare evidente come i turisti e gli abitanti della città abbiano preso molto sul serio questa superstizione

3. Il malocchio in Grecia

Attenzione a elargire complimenti quando siete in Grecia! Si dice che i complimenti attirino le invidie e di conseguenza il malocchio. Per questo, nelle città e nelle isole greche, si usa mettere un occhio di vetro blu dipinto sullo stipite della porta, ed è frequente vederlo addosso alle persone come accessorio (si trova spesso come ciondolo per bracciali e collane). Un altro modo per scacciare il malocchio è l’aglio, che viene appeso in casa oppure consumato. Un’ottima scusa per fare scorpacciate di tzatziki.


Gli amuleti di vetro blu vengono appesi in Grecia sugli stipiti delle porte per scongiurare il malocchio

4. Attenzione all’henné e ai serpenti!

Quello che può sembrare un ingrediente di bellezza innocuo, può essere in realtà fonte di maledizioni e presagi nefasti: tingersi i capelli con l’henné in India è più rischioso di quanto potremmo pensare. Infatti, quando una donna si tinge i capelli con l’henné, non può uscire di casa al calar delle tenebre perché si pensa che potrebbe attirare gli spiriti maligni. Per evitare questo spiacevole inconveniente bisogna cospargersi il capo di semi di papavero che allontanano gli spiriti. Inoltre, le donne incinte non possono guardare negli occhi i serpenti: li pietrificherebbero con lo sguardo, e questo produrrebbe del karma negativo, anche per il  nascituro. Infine, per scongiurare il malocchio verso i neonati, le madri dipingono loro la faccia con il kajal nero sulle guance e intorno agli occhi.


Polvere di henné, usato per tingere i capelli. È il protagonista di molte superstizioni in India

5. I fortini delle Fate in Irlanda

La terra di smeraldo è ricca di leggende e miti che riguardano leprecauni, elfi, e fate. Queste ultime non assomigliano alle fatine buone de La Bella Addormentata nel Bosco, ma sono creature irritabili e dispettose, e per questo è meglio non toccare i Fairy Forts. I Fairy Forts sono delle costruzioni circolari nell’erba che i primi abitanti dell’Irlanda credevano fossero le abitazioni delle fate: la superstizione vuole che chiunque tocchi i Fairy Forts, o tagli i biancospini che crescono sopra di essi, venga maledetto con la certezza di una morte terribile. A sostegno di questa tesi molte favole popolari raccontano di incidenti (come setticemie agli arti, malattie fulminanti e altre simpatiche cose di questo genere) avvenuti a chi cercava di toccare i Fairy Forts.


Il biancospino cresce sui Fairy Forts in Irlanda e, se si vogliono evitare terribili maledizioni, non bisogna toccarlo

6. Superstizioni a teatro

Il mondo del teatro è da sempre – e a ogni latitudine – bacino di numerose superstizioni. Sono cresciuta sapendo che, quando andavo a teatro, non dovevo vestirmi di viola (e per quanto possa sembrare sorprendente, mi vesto spesso di viola): il viola è il colore della Quaresima e nel Medioevo erano vietati tutti gli spettacoli durante questo periodo, perciò questo colore “porta male” a teatro. Gli attori più superstiziosi sarebbero in grado di annullare uno spettacolo se scorgessero una stola viola in platea.
Ma nazione che vai, superstizione che trovi: in Francia il colore sfortunato è il verde perché si dice Molière lo avesse indossato per l’ultima replica a Parigi de Il Malato Immaginario, in seguito alla quale morì; in Inghilterra non si può utilizzare il blu se non è abbinato all’argento perché nell’antichità i tessuti blu costavano molto ed erano ragione di fallimento per le compagnie teatrali che li utilizzavano per i costumi – se invece la compagnia navigava in ottime acque poteva permettersi costumi blu bordati d’argento.

Infine, tutti gli addetti ai lavori sanno che c’è un’opera di Shakespeare che è meglio non nominare in teatro: Macbeth! Ci sono diverse leggende che provano a spiegare le ragioni di questa superstizione: si dice che uno degli incantesimi nel IV atto sia un vero incantesimo e che porti sfortuna, e che il primo interprete di Macbeth morì di una morte atroce; si dice anche che, durante la prima messa in scena, sul palco recitassero vere streghe e che queste abbiano lanciato una maledizione sul testo. Una spiegazione meno esoterica individua la radice di questa superstizione nel fatto che in Macbeth sono presenti molte scene di duello, e che quindi per gli attori fosse facile farsi male.
A qualunque versione si decida di credere, è importante sapere cosa fare nel caso in cui il Dramma Scozzese (ecco come ci si può riferire all’opera maledetta del Bardo) venga sbadatamente nominato da qualcuno durante delle prove in teatro: l’attore colpevole deve correre fuori dal teatro, girare tre volte su se stesso, sputare dietro la propria spalla sinistra e ripetere ad alta voce la battuta di un’altra opera di Shakespeare.


Il Globe Theatre a Londra, il celebre teatro shakespeariano

7. Porta più sfortuna il 13 o il 17?

Se in Italia il giorno più temibile è venerdì 17, nella cultura anglosassone il giorno più sfortunato è venerdì 13, così come in Spagna e in Sud America.

Sia il 13 che il 17 sono numeri primi, e dunque solitari e misteriosi; il venerdì invece è il giorno in cui, secondo la Bibbia, è morto Gesù, ma c’è un antico adagio – presente anche nella cultura spagnola – che recita “Nè di venere nè di marte ci si sposa nè si parte” perché questi giorni appartengono rispettivamente agli spiriti maligni e al Dio della Guerra.

Per quanto riguarda il numero 13, ci sono molte altre ragioni per cui è considerato sfortunato in diverse culture. Nella mitologia scandinava, Loki è il tredicesimo semidio che, contrariamente agli altri 12, era malvagio con gli uomini; nella tradizione cristiana invece, Giuda era il tredicesimo commensale di Cristo durante l’Ultima Cena. In Nepal invece, il 13 è un numero fortunato.

Il numero 13 è ritenuto un numero sfortunato in molte culture

 

Cover credit: Federica Giulia Sacchi

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