Giuseppe Tedesco rivela a Musement alcune perle imperdibili da scoprire a Roma
Pochi immaginano che a poche centinaia di metri dal Colosseo si nascondano sottoterra dei veri tesori d’arte e delle esperienze artistiche che solo Roma riesce a dare.
Voglio descriverne almeno tre e sono tutti legati da un filo conduttore: l’arte medioevale e la storia romana imperiale.
Proprio per questo sono delle chicche: Roma non è certo conosciuta per i suoi tesori d’arte medioevale, ma la città è così grande e ricca di stratificazioni artistiche che i tesori ci sono, basta conoscerne l’esistenza.
I tesori a cui mi riferisco si trovano al Celio, l’unico rione di Roma che, nel bene e nel male si è “salvato” dalla ricostruzione urbanistica della Controriforma commissionata a Bernini e Borromini dai Papi, e nella fattispecie sono tre chiese, la Basilica di San Clemente, la Chiesa di San Giovanni e Paolo al Celio e la Basilica dei Santi Quattro Coronati.
La Basilica di San Clemente
Nella Basilica di San Clemente rimarrete sbalorditi dalla bellezza del mosaico bizantino dell’abside del XII secolo e dei magnifici ghirigori del pavimento cosmatesco, e ammirerete l’unicità della schola cantorum al centro della basilica; ma ciò che rende questa Basilica davvero speciale è la presenza di due livelli nel sottosuolo, uno con la basilica paleocristiana del IV secolo d.C. e l’altro con un isolato romano del I secolo d.C.
Scendendo la lunga scalinata ci si trova in una sorta una catacomba che porta alla vecchia basilica a circa 8 metri sotto terra. Qui, troviamo un affresco che raffigura la leggenda del miracolo della mancata cattura di San Clemente da parte di un patrizio romano, Sisinnio, realizzata con un fumetto ante litteram dove si possono individuare le prime parole in volgare italiano. Le figure parlanti presentano delle parole scritte accanto alla loro testa; per essere precisi i personaggi inveiscono dicendo ”traite fili de le pute!”. Lascio a voi il compito – non troppo arduo – di tradurre questa sorprendente iscrizione che è stata fondamentale per gli studiosi nel delineare gli stadi della storia della lingua italiana.
Risalendo in superficie, troviamo un’oasi di pace poco distante da San Clemente, la Chiesa di San Giovanni e Paolo al Celio, nel cuore di Roma Antica; La chiesa è costruita in stile post barocco con qualche accenno neoclassici, con colori pastello e una luce splendida che la irradia. È davvero un luogo ideale per sposarsi, se non fosse che le tempistiche per celebrare il rito in questa chiesa impongono dai 12 ai 18 mesi di attesa.
La Chiesa di San Giovanni e Paolo al Celio è posta davanti ad una piazzetta pedonale, silenziosa, accanto a Villa Celimontana (altra meraviglia del Celio) e per qualche incredibile unione di elementi non si sente nemmeno una voce nonostante si trovi a 200 metri dal Colosseo.
Scorcio della Chiesa di San Giovanni e Paolo al Celio, e del campanile
Da qui, se guardate in su, potrete ammirare uno dei più bei campanili romanici di Roma, mentre dando uno sguardo oltre un cancello lì accanto noterete una grande struttura di travertino. Si tratta dell’acquedotto di Claudio; la sua base si trova dieci metri più in basso e i pilastri che lo reggono sono enormi e imponenti. A questo punto è facile viaggiare con la fantasia e immaginarsi decine di migliaia di persone che andavano al Colosseo e alle vicine Terme di Caracalla nell’epoca della Roma Imperiale, o i milioni di metri cubi di acqua trasportati ogni secondo dentro la città grazie all’acquedotto.
Interrompendo il sogno a occhi aperti, ci incamminiamo verso il Clivo di Scauro, un’antica strada romana con archi sul lato della Chiesa; da una piccola porta lì vicino si ha accesso a una villa romana trasformata successivamente in una insula romana – ossia un caseggiato popolare con tanto di botteghe al piano terra e abitazioni al primo piano piene di affreschi e – e ri-adibita in seguito a domus dove furono martirizzati alcuni soldati romani. Affreschi, tabernae, luoghi di adorazione e poi culto, tutto si mescola in un unicum davvero affascinante.
Case romane del Celio, il portico sul Clivio, Photo credit: romana klee via Visualhunt.com / CC BY-SA
Ancora incantati da ciò che abbiamo visto ci incamminiamo verso la Basilica dei Santi Quattro Coronati. Questo luogo è sconosciuto anche a tanti romani che frettolosamente ogni giorno ci passano davanti, magari per andare al vicino Ospedale di San Giovanni o per andare al Colosseo, e nasconde dei veri e propri tesori artistici e spirituali.
Da 450 anni, la Basilica dei Santi Quattro Coronati è la sede di un convento di clausura delle monache agostiniane che vivono lì la loro scelta di lavoro e preghiera. Durante il giorno le si può vedere recitare i Vespri nello spazio a loro riservato accanto all’altare della chiesa alle 6, alle 12 e alle 18. Si può parlare con loro attraverso una grata di ferro per chiedere di visitare l’Oratorio di San Silvestro, una cappella del XII secolo completamente affrescata grazie alla Donazione di Costantino, un falso storico commissionato dal Papa Innocenzo IV per dimostrare all’Imperatore Federico II con cui era in feroce competizione che Costantino aveva donato le chiavi della Città di Roma al Papa, e che quindi a quest’ultimo spettava il potere temporale su Roma.
In questa chiesa la Storia è accessibile e si può quasi toccare con mano chiedendo le chiavi della Cappella a una suora addetta a dialogare con i visitatori: come in un romanzo, le chiavi vengono consegnate attraverso la famosa “ruota”, ed è con questo stesso metodo bisogna restituirle. Da un paio di anni a questa parte la Comunità Agostiniana ha acconsentito ad aprire due giorni al mese anche un’altra meraviglia rimasta nascosta per secoli: l’Aula Gotica, un grandissimo salone completamente affrescato nel 1200 dallo stesso artista che dipinse la Cripta del Duomo di Anagni (il Terzo Maestro di Anagni) e dove in epoca medievale probabilmente veniva amministrata la giustizia.
Il magnifico chiostro della Basilica dei Santi Quattro Coronati
Entrando nell’Aula Gotica si resta a bocca aperta per la vivacità dei colori presenti, per i cicli delle Quattro stagioni, dei Vizi, delle Virtù, e dei 12 mesi dell’anno e soprattutto per l’imponenza degli affreschi: ben 350 metri quadrati di opere d’arte perfettamente conservate. Nel corso dei secoli l’Aula venne ristrutturata e si persero le tracce di questi affreschi; solo nel 1995 vennero ritrovati sotto strati di altri affreschi e di intonaco e iniziò il lungo restauro che ora permette di ammirarli.
Entrando nella Basilica si può notare il meraviglioso pavimento cosmatesco, un pavimento “istoriato” con tracce di lapidi, scritte votive e parti di frontoni di tempio. Guardando le colonne della chiesa originaria del 400 d.C., quasi tutte diverse le une dalle altre, si può intuire quale sforzo e quale impegno fossero necessari per edificare in tempi bui un luogo di culto e di incontro spirituale
Ci immergiamo infine nella pace spirituale del chiostro medioevale, dove solo lo zampillio della fontana centrale rompe il silenzio dei passi.
Mentre si osservano le lapidi funerarie dei primi cristiani che tappezzano i muri, le colonnine tortili cosmatesche, la chiesetta ottagonale paleocristiana e tutte le altre magnifiche opera, ogni singola bellezza si fonde insieme alle altre per diventare una vera propria “Grande Bellezza”.
grazie mille
molto interessante