Visitiamo insieme Matsushima, un’affascinante isola a poche ore di treno da Sendai piena di tesori da scoprire anche soltanto durante una gita in giornata.
Questa estate mi è capitato di andare a fare una lezione universitaria a Sendai, nel nord del Giappone. Non lontano da lì c’è Fukushima, un posto che evoca ricordi ancora dolorosi e una situazione affatto risolta, ma anche molti altri luoghi in grado di suscitare sensazioni opposte, sentimenti positivi. Per esempio Matsushima.
In un viaggio di due giorni come quello che ho fatto, la possibilità di fare il turista è stata davvero ridotta al minimo. Dovevo scegliere cosa vedere. Nel mio caso, qualcuno ha scelto per me, ed è stato l’amico professore che mi ha invitato a fare la lezione. «Ti va di venire a Matsushima? Andiamo e torniamo in poche ore». Non ho resistito.
Da Sendai si può raggiungere Matsushima con un treno molto comodo – come tutti i treni giapponesi, quando non sono affollati. Arrivati lì, il tempo non era dei migliori. Pioveva (poco), ma alla fine, e per fortuna, non faceva molto caldo (la prima metà di luglio può facilmente rientrare nella stagione delle piogge in Giappone). Con noi c’era anche uno studente giapponese del mio amico professore e insieme abbiamo deciso di fare un giro su un piccolo battello per vedere le isole dell’arcipelago. Avevamo poco tempo, la durata della corsa non era eccessiva e il costo era basso.
L’arcipelago di Matsushima pare sia composto da 260 piccole isole ed è anche fra le vedute tradizionalmente più celebrate in Giappone. Una meraviglia. Composta da due kanji (i caratteri della scrittura giapponese mutuati e rielaborati da quelli cinesi), la parola Matsushima significa “isole” (shima) e “alberi di pino” (matsu). Le isole a cui ci siamo avvicinati di più durante il giro: Kane-jima; Chōmei-jima; Niou-jima; Katsura-jima; Koma-jima. Fra queste, Niou-jima è quella con la forma più particolare. Può facilmente sembrare una specie di installazione artistica o un relitto di un’astronave venuta da chissà quale pianeta. Mi ha fatto venire in mente quello che il mio amico professore mi aveva raccontato di Bashō, il grande poeta nipponico dell’haiku e della sua relazione con il paesaggio dell’arcipelago.
Pausa pranzo: cosa si fa, dove si va? Luogo di mare – uno pensa – e quindi, per forza, pesce. Il ragionamento sa un po’ di cliché ma è di quelli che non producono errori. Abbiamo quindi camminato un po’ alla ricerca di qualche posto dove sedersi e mangiare. Ovunque la qualità del cibo è buona, dunque mi sono fidato dei consigli dei miei compagni di ventura e ho scelto un piatto di pesce con le ostriche grigliate come protagoniste. Tutto ottimo. Poi, come snack, siamo andati a provare una specialità locale, il Sasa Kamaboko, ovvero un ottimo tortino di pesce.
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Nel pomeriggio, siamo andati a visitare il tempio buddhista di Zuiganji. Si tratta di uno dei maggiori templi della regione di Tōhoku, è molto ampio e armonioso e risale all’anno 828: fu fondato dal monaco Jikaku Daish che voleva convertire al buddhismo quella zona di confine.
Tuttavia il luogo deve la sua fama moderna a Date Masamune che fu daimyō del Tōhoku e che nel 1609 ricostruì lo spazio, senza badare a spese, per farlo diventare tempio di famiglia. Oggi tutto complesso presenta molte preziosità, tra le quali la “Stanza del Pavone” che si trova nella struttura centrale (Zuiganji Hondō). Lo spazio viene ancora oggi utilizzato per celebrazioni buddhiste e il suo nome viene dalle decorazioni delle porte scorrevoli, dipinte dall’artista “di corte” Sakuma Shūri. Sono decorazioni che, non lasciano certo indifferenti.
Sono andato via da Matsushima felice, ma con la sensazione che avrei potuto passare più tempo in questo posto incredibile. Anche se non si è poeti, la preziosità di certi luoghi – qualche volta – sembra alla portata di tutti.