Percorrere la pianeggiante steppa patagonica della penisola di Valdés è un’esperienza che rimette in contatto con le proprie origini. Ecco una sintesi di un’insolita vacanza in Argentina, tra esperienze indimenticabili come osservare da vicino le balene o camminare tra gli elefanti marini, o rimanere bloccati in una strada fangosa in mezzo al nulla.
La Penisola di Valdés in Argentina è una regione dalla forma curiosa che si protende verso l’Atlantico ed è inusuale che i turisti che la visitano non siano appassionati di biologia marina. Gli oltre 3.600 chilometri quadrati di steppa patagonica (e le condizioni meteorologiche sfavorevoli per qualunque attività eccetto il whale watching) hanno contribuito a creare la perfetta avventura per concludere il nostro viaggio estivo in Argentina. Questa parte dell’Argentina è quanto di più lontano e diverso ci sia da Salta, sia per la morfologia del territorio, che per clima, colori, cultura, comfort e cucina; i desolati tratti di pianura della penisola di Valdés, il blu dell’oceano e il cielo sconfinato offrono uno scorcio della Patagonia per visita i confini della terra nel “momento sbagliato” dell’anno. Sarebbe senz’altro una follia perdere questa opportunità!
Eravamo arrivati a Trelew, l’aeroporto più vicino a Puerto Madryn, nella zona nordorientale della provincia del Chubut. Questa zona non solo è patrimonio mondiale dell’UNESCO, ma vanta anche un insolito patrimonio culturale gallese: furono proprio i gallesi ad arrivare dalla Gran Bretagna nella valle del Chubut nel 1865, fondando un “nuovo Cymru” in Patagonia.
Steppa patagonica alla fine del mondo, foto: Federico Bellani
Subito dopo aver lasciato l’aeroporto, si ha la sensazione di trovarsi in un posto del tutto diverso da qualunque altro luogo visitato prima; questa sensazione aumenta una volta usciti da Puerto Madryn (una tappa obbligata per la notte se si arriva in serata, dato che l’accesso al parco di Valdés è vietato dopo le 20:00), una moderna città portuale senza troppe pretese. Forse sono state la pioggia e le nuvole basse a renderci sentimentali e un po’ melodrammatici, ma mentre percorrevamo gli 80 km che ci separavano dall’ingresso del parco, aumentava la sensazione di essere in procinto di cadere dal confine estremo dell’Argentina (o del mondo).
Arrivati all’ingresso del parco, la sensazione di sventura imminente persiste a causa della sosta forzata al quartier generale dei ranger, a pochi chilometri dai posti di blocco. Qui viene consegnata una mappa, insieme ad avvertimenti e regole su come comportarsi, e si viene lasciati passare con un numero di telefono d’emergenza e consapevoli del fatto che la copertura di rete è pressoché inesistente in tutta la Penisola.
Superato il quartier generale dei ranger, le strade diventano sterrati di terra rossastra (nel nostro caso di fango rossastro, data la pioggia), e si inizia a comprendere il motivo della particolare prudenza dei ranger.
Puerto Piramides, la “capitale” della Penisola di Valdes; foto: Federico Bellani
La Penisola ha 400 chilometri di strade sterrate (difficili da attraversare con un mezzo argentino a due ruote noleggiato a poco prezzo), che conducono a una serie di punti d’interesse. La prima tappa è la “capitale” della Penisola di Valdés, Puerto Pirámides. Passando davanti al cartello di benvenuto con il logo di un’enorme balena, si capisce subito che tipo di villaggio si tratta: vi è infatti un porto che si rivolge quasi esclusivamente alle compagnie di whale watching (ve ne sono molte tra cui scegliere), anche se l’atmosfera generale è più da surfisti e hippie che commerciale. È possibile trovare un paio di negozi di souvenir e numerosi ristoranti (gli unici aperti in bassa stagione in tutta la penisola), dove si possono gustare i piatti di mare locali e il vino robusto della Patagonia, avvolti in un’atmosfera vivace e rilassata.
Il vero motivo per visitare la Penisola di Valdés, a parte la sensazione di avventura o la ricerca di qualcosa di “diverso”, è scoprire la fauna marina locale. Il whale watching è un’attività obbligata: si tratta di un’esperienza meravigliosa anche se hai il terrore delle balene (sono una fifona, lo so). Le gigantesche e gentili balene australi scelgono il mare intorno alla Penisola per accoppiarsi e procreare nei mesi da agosto a novembre, e si avvicinano sfrontatamete alle barche solo per curiosare (e non per mangiare i turisti, la guida me l’ha giurato).
Whale watching a Puerto Piramides, foto: Federico Bellani
Il parco marino ospita una serie di altri mammiferi marini, tra cui la colonia di leoni marini sudamericani di Punta Piramide (a pochi passi dal centro della città), ed è abitato quasi tutto l’anno. A Punta Pardelas, poco distante da Puerto Pirámides, è possibile fare immersioni e snorkeling con i leoni marini durante l’alta stagione. Caleta Valdés è generalmente abitata da elefanti marini, sebbene fosse deserta – e stupenda – durante la nostra visita; Punta Norte è invece abitata da elefanti, leoni marini e pinguini di Magellano da settembre a marzo. Qui, nella ventosa Punta Norte è possibile, con un po’ di fortuna, avvistare anche delle orche. E se siete ancora più fortunati potrete assistere alla loro caccia di piccoli di leone marino.
Leoni marini a Punta Pardelas, foto: Federico Bellani
Presso Punta Delgada, uno stupefacente angolo del mondo, al di là di un piccolo cancello che guarda verso il mare, si trova Faro Punta Delgado Hotel do Campo, l’hotel che abbiamo scelto per il nostro soggiorno nella Penisola di Valdés. Questo vecchio faro è costituito da una serie di edifici, rinnovati per offrire un alloggio semplice ma accogliente. Qui è possibile trovare riparo dai venti freddi e pungenti, cenare gustando il cordero (agnello) locale alla griglia, sorseggiare vino osservando le stelle, oppure giocare a biliardo o a freccette nel “pub” con gli altri ospiti. L’hotel offre inoltre escursioni a cavallo e passeggiate a piedi la mattina presto o il tardo pomeriggio tra gli elefanti marini della colonia di Punta Delgada. Un’esperienza davvero indimenticabile.
Elefanti marini a Puerto Delgada, foto: Federico Bellani
Percorrere (molto lentamente) i 400 chilometri di strade sterrate passando per i punti d’osservazione della fauna selvatica della penisola può sembrare all’apparenza un viaggio desolato e senza fine, ma si tratta proprio di uno di quei casi in cui è il viaggio a contare veramente, non la destinazione. Tra le estancias dedicate all’allevamento di pecore o ai cavalli, sarà possibile avvistare il guanaco selvatico, il marà – una strana lepre che ricorda un cavallo – , le volpi grigie, l’armadillo della Patagonia noto anche come peludo – un armadillo con chiazze marroni di peli ispidi che spuntano da sotto il guscio, così tenero e bruttino che me ne sono innamorata e ne voglio uno come animale domestico – e un’infinità di uccelli, tra cui il nandù minore, un curioso uccello marrone simile ad un piccolo struzzo.
Una “estancia” nella Penisola di Valdes, foto: Federico Bellani
Del tutto inaspettata, gelida, ventosa e solitaria, è stata la conclusione perfetta di una vacanza perfetta, proprio quello che serviva per prepararci agli ultimi giorni di viaggio nella caotica, vivace e affollata Buenos Aires.
Costa di Punta Delgada, foto: Federico Bellani
Cover credit: Federico Bellani