Abbiamo intervistato Caterina Pepoli di Venice Tours per capire meglio, con la testimonianza di un local, l’emergenza climatica che ha colpito Venezia.
Stiamo assistendo a quella che sembra essere a tutti gli effetti una situazione catastrofica a Venezia. Le immagini di Piazza San Marco completamente allagata ci lasciano sconcertati, e ci si spezza il cuore al pensiero delle terribili conseguenze che questa emergenza climatica avrà sulla città, sulla popolazione e sul patrimonio artistico di Venezia. Ma cosa sta succedendo realmente tra le calli della Serenissima? Come stanno reagendo i cittadini? Abbiamo chiesto a Caterina Pepoli, amministratrice di Venice Tours che vive e lavora a Venezia, di raccontarci l’emergenza climatica che ha colpito Venezia.
Il 12 novembre l’acqua alta ha raggiunto livelli mai visti prima. Quali sono le differenze rispetto agli allagamenti che hanno colpito Venezia finora?
L’eccezionalità di questa marea ha creato gravi danni alle attività a piano terra, ma, come accade sempre durante i momenti di acqua alta, dopo alcune ore dal picco della marea la situazione è rientrata, e la piazza e le via della città sono tornate agibili.
Com’è la situazione adesso, a distanza di qualche giorno?
La marea è fondamentale per l’equilibrio di Venezia, e i veneziani sono abituati a conviverci da secoli. Oggi i servizi funzionano, i negozi sono aperti e la città è visitabile. Stiamo ancora contando i danni che, purtroppo, per l’eccezionalità della marea, riguardano impianti elettrici e merci di varia natura.
Come si comporta la popolazione (ora e in queste situazioni in generale), in quale misura riesce a continuare lo svolgimento della vita quotidiana?
Tutti stanno facendo sforzi enormi per poter riattivare in tempo record le funzionalità dei propri esercizi; nessuno si può permettere di subire, oltre al danno procurato dall’acqua alta, anche quello del mancato funzionamento della propria attività. Venezia vive con la ricorrenza delle maree e quindi i veneziani sanno meglio di chiunque altro come affrontare la situazione. Dopo il picco dell’emergenza, anche i servizi in città hanno ripreso a funzionare.
Cosa possiamo fare noi, dalle altre città, per aiutare?
Penso sia importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle inondazioni che Venezia vive da secoli, ma anche sottolineare che siamo una città viva e vitale che non è stata resa impraticabile da questa emergenza: se qualsiasi altra città dovesse fare i conti con oltre un metro di acqua, i danni sarebbero irreparabili, ma noi veneziani siamo preparati all’acqua alta e siamo abituati a far fronte a questo tipo di emergenza in tempi rapidi. Penso sia altrettanto importante salvaguardare il più possibile il patrimonio artistico, perché i danni dell’acqua salata saranno sempre maggiori (e irreparabili) con il passare del tempo.
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Secondo lei, quando potranno riprendere le visite guidate per la città e ai monumenti?
I gondolieri hanno riparato le gondole, gli artigiani stanno continuando con le loro attività, le guide operano regolarmente. Ora più che mai abbiamo bisogno di far sapere che la nostra città, con le sue affascinanti diversità, è vivibile e visitabile.