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7 cose che dovresti sapere sul Prosecco

7 cose che dovresti sapere sul Prosecco

Dalle particolarità del suo terroir alle origini del suo nome, Musement ti racconta alcune curiosità sul Prosecco, che è appena stato nominato Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

L’Italia ha alcune interessanti novità da festeggiare: le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono state aggiunte alla prestigiosa lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco. Secondo l’Unesco, “Il paesaggio è caratterizzato da colline a schiena d’asino, ciglioni – piccoli appezzamenti di vite su strette terrazze erbose – boschi, piccoli villaggi e terreni agricoli. Per secoli, questo terreno aspro è stato modellato e adattato dall’uomo”.

Molti pensano che il Prosecco sia l’alternativa italiana allo Champagne, ma non potrebbe esserci nulla di più sbagliato. Abbiamo quindi deciso di dare un’occhiata a cosa rende queste bollicine così particolari. Ecco sette cose da sapere sul Prosecco.

1. Le particolarità del suo terroir

Terroir, la parola francese che significa terreno, è uno degli elementi cruciali della vinificazione, in quanto ogni sorso di vino racconta la storia dell’ambiente in cui cresce l’uva. Il Prosecco è prodotto nelle regioni del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, le uve vengono raccolte su colline a ovest di Venezia e a nord della regione della Valpolicella. Queste colline mostrano tracce di argilla, marna e arenaria marina e sono arroccate tra le imponenti montagne dolomitiche e il mare Adriatico che contribuisce al clima caldo e temperato con abbondanza di precipitazioni annuali.

2. È significativamente diverso dallo Champagne

Tutti abbiamo sentito dire almeno una volta che il Prosecco è una versione italiana dello Champagne. Ebbene, non lo è. Sì, sono entrambi spumanti, ma le analogie finiscono qui. Oltre al terroir completamente diverso, lo Champagne è uno spumante prodotto nella regione francese dello Champagne prevalentemente da Chardonnay, pinot noir e pinot meunier, utilizzando un metodo noto come méthode champenoise dove la seconda fermentazione, quella che lascia il posto alla carbonatazione, avviene in bottiglia.

Il Prosecco è ottenuto dall’uva glera con il metodo charmat, in cui la seconda fermentazione avviene in una grande vasca a pressione alla quale vengono aggiunti lievito e zucchero. Questo processo intrappola l’anidride carbonica dando al vino il suo tocco frizzante. Una volta finito, il vino viene filtrato, viene aggiunto un dosage e poi imbottigliato sotto pressione. È più economico, motivo per cui, quando si tratta di bollicine, il prosecco viene spesso pubblicizzato come un’alternativa meno costosa allo Champagne. Il Prosecco è spesso un po’ più dolce dello Champagne e, a differenza dello Champagne deve essere consumato giovane poiché non beneficia dell’invecchiamento in bottiglia. Il Prosecco è di solito classificato in uno dei tre stili che indicano la quantità di zucchero residuo per litro: Brut (fino a 12 grammi), Dry (12-17 grammi) o Extra-Dry (17-32 grammi). Ci si potrebbe chiedere se ci sono vini italiani prodotti con il méthode champenoise, e la risposta è sì. In Italia si chiama “metodo classico” e le regioni di Franciacorta e Trentodoc producono alcuni dei vini più importanti in questo senso.

(Si dice però che ci siano alcuni produttori di Prosecco che stanno sperimentando con i vini “metodo classico”. Se ne conoscete qualcuno, fatecelo sapere nei commenti.)

3. DOC(G)

Tra le denominazioni italiane di vino la DOCG (Denominazione di Origine Controllata Garantita) è la più alta in termini di autenticità, e la DOC (Denominazione di Origine Controllata) la segue a ruota.

Il Prosecco DOC copre quattro province del Friuli-Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste) e cinque del Veneto (Padova, Venezia, Treviso, Vicenza e Belluno). Due DOCG rientrano in questa DOC: il Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG e l’Asolo Prosecco Superiore DOCG. Per il primo, i vini sono prodotti sulle scarpate che si trovano sulle colline tra i due paesi omonimi, mentre il secondo è prodotto nell’omonimo paese ed è noto per la sua versione extra-brut (fino a 6 grammi di zucchero residuo per litro). Entrambe le regioni sono così ripide che il lavoro deve essere fatto tutto a mano, il che non fa altro che aumentare il valore del vino. Anche per questo è un luogo incantevole da visitare. Fai un viaggio on the road da Venezia o anche soltato prova una degustazione in una tenuta storica o visitare una tappa sul del Grand Wine Tour.

4. L’origine del suo nome

Come abbiamo detto, l’uva predominante utilizzata per il Prosecco è la glera. In realtà quest’uva veniva chiamata prosecco, ma con l’aumento della popolarità del vino, i produttori cambiarono ufficialmente il nome dell’uva in glera e registrarono il Prosecco come regione geografica per evitare le imitazioni ingannevoli. C’è, tuttavia, un piccolo paese vicino a Trieste chiamato Prosecco da cui l’uva e/o il vino potrebbero aver avuto origine. La sua prima menzione scritta risale al 1794, anche se si ritiene che il vino esistesse già secoli prima.

5. Col fondo

Abbiamo già menzionato il metodo Charmat; ebbene, questo processo così strettamente legato al prosecco fu inventato nel 1895 da un italiano, Federico Martinotti e fu Eugène Charmat a progettare gli autoclavi pressurizzati nel 1910. Eppure il prosecco esisteva già secoli prima di allora, come si faceva quindi prima dell’implementazione di Charmat?

Come lo Champagne, la seconda fermentazione avveniva in bottiglia, e alcuni produttori sono tornati a questo metodo. Quando un Prosecco è etichettato “col fondo” significa che le fecce sono sedimentate sul fondo della bottiglia (il termine francese è “sur lies”.) A differenza dello Champagne, non c’è sboccatura, quindi questi vini non filtrati sono molto meno dolci, più torbidi, lievitati, amari, e molto più complessi, e decisamente deliziosi. Alcuni produttori da tenere d’occhio per questo tipo di Prosecco sono Bele Casel, Zago, Zanotto, Casa Belfi e Mongarda.

6. Le sottozone

Sottozona del Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG, il Cartizze è considerato la patria dei migliori vini. Questa ripida collina è alta un migliaio di metri ed è considerata il “Grand Cru” della regione, si trova in una catena collinare esposta a sud, e perciò sempre soleggiata, che però gode costantemente della brezza da nord-est e dell’aria fredda delle Alpi di notte. Tutto questo esalta il sapore dell’uva.

Le sottozone Rive sono 43 zone, sempre all’interno del Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG, tra i vigneti più eccellenti d’Italia, indice anche di qualità.

7. A volte viene utilizzato nei cocktail

Non dovrebbe sorprendere che il prosecco sia anche un ingrediente chiave in alcuni cocktail: alcuni che li conosciamo e li amiamo, altri sono più meno famosi. Per il Negroni Sbagliato si usa prosecco al posto del gin, mescolato con i tipici Campari e Vermouth; è anche mescolato con Aperol o Campari e una spruzzata di soda per fare l’iconico spritz e con sciroppo di sambuco e menta per fare l’Ugo, un cocktail aperitivo originario dell’Alto Adige.

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