Musement ha intervistato per voi Matteo Torretta, chef di Asola, un ristorante che offre un menu sartoriale e una vista mozzafiato di Milano dall’alto del Brian&Barry Building.
Poco più di due anni fa ha aperto a Milano Asola, un ristorante dal nome insolito. L’asola infatti (la fessura in cui si infila il bottone per chiudere una giacca o una camicia) rimanda al mondo della sartoria e dei tessuti, non certo a quello del cibo. Ma se vi diciamo che Asola è il nome di un ristorante aperto sul rooftop del Brian&Barry building, polo di eccellenza sartoriale in via Durini, dallo chef Matteo Torretta, tutto acquista improvvisamente senso. Matteo Torretta – ora alla ribalta anche grazie alla sua partecipazione all’edizione italiana di Top Chef – vanta un curriculum invidiabile: ha lavorato al fianco di Gualtiero Marchesi, Carlo Cracco, Antonio Cannavacciuolo, Ernico Crippa, e a soli 27 anni gli è stato affidato l’ardimentoso compito di rilanciare il Savini, ristorante storico di Milano.
Asola, la sua nuova avventura, offre un menu creativo e dalla forte personalità, ma fedele alla tradizione. La sua cucina ha l’obiettivo di essere “sartoriale”, ossia “su misura”, eccellente per palati esigenti e curiosi. E visto il successo che sta riscuotendo, possiamo azzardarci a dire che l’obiettivo è stato raggiunto.
Musement ha intervistato Matteo Torretta, che ci racconta la sua Milano, le sue nuove avventure con Top Chef e Asola.
Matteo Torretta, photo credit: Paolo Picciotto
Innanzitutto parliamo di Milano, della tua Milano. A tuo parere, chi ci si ferma solo un giorno cosa non deve assolutamente perdersi?
Sicuramente il Duomo e la Galleria, il salotto di Milano, le Colonne di San Lorenzo, Brera, il cuore creativo della città con le sue botteghe, i laboratori artistici, le gallerie d’arte, e la parte del Naviglio con tutti i locali e i ristoranti caratteristici, i negozi di antiquariato e le vecchie case delle lavandaie… Prediligo la “vecchia Milano”, alla nuova Milano dei grattacieli.
Quali sono i tuoi angoli preferiti della città, e perché?
Sicuramente il Mercato Comunale di piazza Wagner, perché ho dei ricordi molto intensi legati a questo luogo; poi via Casale, dove c’è il Bar Tango Milano, che è il mio bar “storico” dove vado da una vita, e infine tutta quella parte della città che va da via Larga sono a Largo Augusto. Non c’è un motivo particolare, ma è una zona in cui amo passeggiare…
Raccontaci del tuo progetto al ristorante Asola.
Asola è nato tre anni con l’idea di mostrare come si svolge effettivamente il lavoro del cuoco, per mostrare cosa c’è “dietro” la preparazione e la nascita di un piatto…Asola infatti è una cucina con un ristorante intorno: la cucina è aperta su tre lati, completamente a vista e abbatte le barriere fra commensale e chef. Per chi è seduto al bancone, è come assistere a uno showcooking live e partecipare alla creazione del piatto insieme allo chef.
Per quanto riguarda il menu, ho voluto dare un’impronta internazionale e cosmopolita – proprio come è internazionale e cosmopolita la città di Milano: mi piace provare i prodotti di tutto il mondo, sperimentare e giocare con i sapori e le consistenze. La mia è una cucina riconoscibile, equilibrata e pulita.
Il ristorante Asola sul rooftop del Brian&Barry Building, photo credits: Francesco Pede
Cosa puoi dirci della tua esperienza a Top Chef? Cosa ti sta insegnando? Qualche trucco o idea per un nuovo piatto? Lo rifaresti?
Si tratta di un’esperienza assolutamente positiva che sta rafforzando in me lo spirito di gruppo, mi sta insegnando a credere di più in me stesso e allo stesso tempo – anche se so che può sembrare un controsenso – sta ridimensionando molto il mio ego. Il confronto continuo porta a mettersi in gioco per cercare di fare meglio degli altri; è questo che mi dà la forza e la voglia di continuare. Ogni prova è una sfida, e non c’è tempo per riflettere: in pochi secondi devi prendere una decisione. Per questo è importante lasciarsi guidare dall’istinto e dall’intuizione. Ed è anche questo il bello, no? E sì, lo rifarei senz’altro.
Quale piatto va assolutamente provato se si è a Milano, e perché?
Non ho dubbi! La cotoletta alla milanese, rigorosamente alta e rosa all’interno… è il piatto che secondo me rappresenta meglio Milano.
Un piatto di Asola: linguine di Gragnano aglio, olio, peperoncino con fonduta di parmigiano e zenzero. Squisite, almeno quanto la cotoletta alla milanese!
Photo credits: Paolo Picciotto