Se si è curiosi come me, e si vogliono scoprire molte cose riguardo la cultura russa ma non si conosce il cirillico, visitare San Pietroburgo significa prima di tutto esplorare una città che si impone subito con la sua identità storica ed estetica – tra zar e Rivoluzione, classicismo e modernità.
Sono arrivato a San Pietroburgo la prima volta con il famoso treno Helsinki-San Pietroburgo: questa stessa tratta fu percorsa nel 1917 da Lenin, che arrivò alla Stazione Finljandskij (dove ancora oggi arriva il treno) e vi tenne uno dei suoi discorsi più celebri. Nella piazza che prende il suo nome, svetta infatti una statua a lui dedicata.
Una volta giunti a destinazione non è difficile fare nuove conoscenze. Le persone del posto parlano un po’ di inglese, sono interessate al dialogo e, il più delle volte, sono davvero alla mano. Chiacchierando con loro, molti mi hanno detto che San Pietroburgo è l’unica città russa in cui si respira un’aria marcatamente europea. Come mai? Conosciuta già in età imperiale come la finestra sull’Europa, San Pietroburgo è stata progettata coinvolgendo molti architetti del Vecchio Continente, una scelta che non è stata ripetuta in altre città russe; inoltre, anche secondo alcuni dei suoi abitanti, sembra essere la sola città in Russia che, con l’ampiezza di certe piazze o slarghi e con la bellezza di alcuni palazzi e giardini, testimonia i fasti del passato imperiale.
Nevsky Prospect, St. Petersburg’s main thoroughfare
Tutte le volte che sono stato a San Pietroburgo ho scelto di sistemarmi e di spostarmi in città tenendo come riferimento la Prospettiva Nevskij e il Museo Hermitage. La Prospettiva è il corso principale e taglia in due la città. All’inizio la si odia un po’ – ogni volta sembra un passaggio obbligato – ma tutto cambia al primo incontro o alla prima sorpresa che offre. E la sorpresa diventa emozione quando, per esempio, attraversata una via laterale, si arriva all’Hermitage, un museo davvero incredibile che è uno dei luoghi che preferisco nel mondo. L’Hermitage è noto a tutti, però pochi l’hanno visitato come si deve: ci vogliono tempo, passione e dedizione (“mesi”, mi suggerisce qualche amico russo), ma è anche necessaria una guida giusta, quantomeno per non perdersi! È infatti un vero labirinto dove però, una volta usciti, vorrete rientrare.
Raphael Loggia at St. Petersburg’s Hermitage Museum
Ho visitato San Pietroburgo con il caldo e con il freddo. Se si visita la città d’estate – è chiaro, la temperatura è spesso “alla russa” – è d’obbligo fare un giro in battello lungo i suoi canali (un elemento che avvicina San Pietroburgo a città europee come Amsterdam e Venezia) per scoprire la bellezza maestosa dei suoi ponti; ce ne sono moltissimi, da quelli della Grande e la Piccola Neva all’imponente Litejnyj Most, e la loro apertura notturna avviene soltanto in determinato orario e periodo dell’anno. È però visitandola con il freddo che capirete davvero se amate San Pietroburgo, o se almeno c’è del feeling tra voi e la città. Sotto la neve tutto si ferma – Prospettiva Nevskij a parte – ma nonostante questo la gente continua a uscire, incontrarsi, andare in giro. Fare qualunque cosa camminando per la città bianca e ovattata sembrerà fantastico e degno di essere raccontato: sembrerà quasi magico, per esempio, visitare il Museo di Stato Russo (sempre centrale, nel bellissimo Palazzo Michajlovskij) e passeggiare per i suoi giardini, per poi finire a bere, mangiare e sentire buona musica in qualche bel bar vicino al canale Fontanka.
The Bridge of Peter the Great
L’elenco delle cose da vedere a San Pietroburgo è lungo, e include anche attrazioni meno turistiche come la Reggia di Pavlovsk o il Palazzo di Gatčina, e zone incantevoli dove passeggiare, come la spiaggia della Fortezza di Pietro e Paolo o l’Isola Vasil’evskij.
San Pietroburgo è anche una città fortemente letteraria: vi hanno vissuto alcuni degli autori più importanti dell’epoca moderna, come per esempio Dostoevskij. La sua San Pietroburgo non è quella di oggi, eppure nelle sue pagine si trovano scene di una vita comune che, in fondo, non è cambiata.
«In due o tre punti avevano formato dei gruppi sul marciapiede, perlopiù davanti all’ingresso di certi scantinati dove, scendendo due gradini, ci si trovava in locali di divertimento di varie specie. Da uno di questi locali veniva un fracasso d’inferno, che rimbombava per tutta la strada. Si sentiva strimpellare una chitarra, si cantavano canzoni e, in generale, regnava una grande allegria». Delitto e castigo, Fëdor Dostoevskij, 1866