Il Giro d’Italia 2017 vola verso la sua conclusione. Tra sfide del presente e del passato ritrova la città che l’ha sognato, voluto e tenuto a battesimo: si torna a Milano. Michele Polletta ci racconta questa ultima tappa.
Per afferrare l’essenza dell’ultima tappa del Giro numero 100 bisogna fare un balzo indietro nel tempo, indossare panciotto e cappellaccio di feltro, inserire l’orologio nel taschino, stringere la pipa in mezzo ai denti e tornare al 13 maggio 1909, precisamente al rondò di Loreto (oggi meglio conosciuto come Piazzale Loreto). Proprio lì, alle 2.53 del mattino, inizia la saga di cui viviamo quest’anno il centesimo capitolo: Milano infatti è stata la culla del Giro, dei suoi primi cantori e della sua madrina, la Gazzetta dello Sport. Anche in occasione dell’ultima tappa di quel Giro, Milano prestò alcuni dei suoi luoghi più suggestivi: i ciclisti arrivarono all’Arena accolti da un pubblico debordante e vennero premiati al Teatro Dal Verme.
Il legame col capoluogo lombardo non si è affievolito col passare degli anni: per 40 volte ha ospitato la partenza del Giro e in 73 occasioni il suo arrivo. Per farvi un’idea, pensate che l’onore di ospitare l’ultimo atto della corsa rosa è toccato solo a 15 città e al passo dello Stelvio. Oltre che culla, quindi, Milano è anche l’approdo ideale del Giro – seguendo l’esempio di Tour de France e Vuelta a Espana che si concludono sempre a Parigi e Madrid, con uno spettacolare arrivo in volata. Milano si è adattata prestando quasi ogni anno il suo sinuoso circuito cittadino, e ospitando la linea del traguardo vicino ai bastioni di Porta Venezia; è proprio qui che tutti gli sprinter più amati hanno lasciato il segno.
L’ultima tappa di un grande Giro fa sempre storia a sé: in parte passerella celebrativa, in parte corsa vera e propria – di cui però, solitamente, gli uomini di classifica possono disinteressarsi, perché ormai l’ordine d’arrivo generale è sigillato. Quest’anno non sarà esattamente così: l’organizzazione ha deciso di rimescolare un po’ le carte in tavola. Si arriva a Milano, in ossequio alla tradizione, ma non con una tappa tutto scorrimento e sprint. In programma c’è corsa vera, una frazione a cronometro di circa 30 chilometri: si parte dall’Autodromo Nazionale di Monza e si arriva in Piazza del Duomo. Fino a quando l’ultimo corridore non sarà arrivato sotto la Madonnina non sarà detta l’ultima parola.
L’Arena Civica di Milano
In una cronometro può succedere di tutto. È una disciplina strana, a volte crudele. I francesi, per esprimere questo senso di battaglia, definiscono queste tappe contre-la-montre: una sfida del corridore da solo contro la corsa inesorabile delle lancette. Il meccanismo è quello alla base di tutto il Giro: vince il corridore che percorre la tappa in meno tempo. Qui, però, ognuno corre per sé, non si possono sfruttare i compagni o il gruppo perché taglino l’aria. I partecipanti partono uno alla volta, separati da due minuti di distanza l’uno dall’altro, seguendo la classifica in ordine inverso: è l’ultimo ad aprire le danze – nel passato avrebbe indossato la leggendaria maglia nera – e la maglia rosa chiude la serie. Quando il primo in classifica avrà tagliato il traguardo di Piazza Duomo, il Giro d’Italia 2017 sarà ufficialmente terminato, e si potranno fare i conti. Quali conti? Quelli con il tempo, naturalmente. Si tratterà di capire se qualcuno dei diretti avversari abbia inflitto alla maglia rosa un distacco tale da sfilargliela proprio sul più bello.
Un esempio? L’ultima volta che il Giro si è concluso con una cronometro, nel 2012 sempre a Milano, è successo il finimondo. Lo spagnolo Rodriguez, non proprio un drago in questa disciplina, vestiva la maglia rosa da sei giorni, e probabilmente già pregustava il suo nome inciso sul Trofeo Senza Fine. Tuttavia, non gli era riuscito di scavare in montagna un solco temporale sufficiente per salvarsi dagli specialisti, tra cui, uno su tutti, Ryder Hesiedal. Il canadese attacca durante tutta la prova e il confronto dei tempi fa sì che Rodriguez debba cedergli la maglia e salire sul podio a prendersi un secondo posto davvero beffardo: dopo 21 tappe, 3505 chilometri, più di 91 ore di corsa, i due sono separati dall’inezia di 16 secondi.
Piazza Duomo a Milano, dove i corridori del Giro taglieranno il traguardo
Se è abbastanza facile inquadrare questa tappa e la sua città ospite all’interno della storia del Giro in generale, richiamando avvenimenti del passato o grandi personaggi, più difficile è lanciarsi in un pronostico su chi vincerà la prova o su chi si giocherà il Giro in questi 30 chilometri. Ciò che si può dire con certezza è che questa tappa peserà molto su quelle precedenti, le ultime tappe di alta montagna. Sarà proprio in salita che i corridori poco adatti alle prove contro il tempo dovranno tentare di mettersi al riparo dagli specialisti puri. Occhi puntati quindi su Nairo Quintana: il colombiano si è sempre trovato in difficoltà in questa disciplina, e portare a Monza personaggi come Thomas e Dumulin con poco distacco potrebbe significare per lui fare la fine di Rodriguez. Un caso a parte è quello di Nibali: certamente corridore da montagna, negli ultimi anni è migliorato tantissimo anche a cronometro, e potrebbe guardare a questa tappa con ottimismo. Una cosa è certa: se questi quattro signori dovessero arrivare qui ravvicinati in classifica, lo spettacolo sarebbe assicurato. Un discorso a parte merita la vittoria di tappa: quella se la giocherà una rosa ristretta di superspecialisti, probabilmente non pericolosi in ottica maglia rosa.
Ultimo appunto: come si segue una cronometro? A bordo strada, naturalmente – magari seduti in cima a un paracarro, come insegna Paolo Conte – ma con qualche piccolo accorgimento. I corridori passeranno a fortissima velocità, per vederli bene è meglio battezzare una curva e aspettarli lì, quando portano le mani sulla parte larga del manubrio, abbandonano la posizione aerodinamica, e rallentano per poi rilanciare azione e bicicletta. In questo modo potete vederli bene e far sentire loro il vostro sostegno. Sarebbe l’ideale mettersi tra due curve ravvicinate, in modo da godersi l’uscita dalla prima e l’impostazione della seconda. Trovate scenari di questo tipo nell’ultima parte di gara, tra porta Venezia, Piazza San Babila e il Duomo. Saranno anche i punti più affollati, ma più gente c’è, più l’atmosfera si scalda e diventa esaltante il passaggio di ogni corridore. A partire dalle 13, succederà per più di cento volte: forse vale la pena andare un po’ prima e occupare un buon posto. Più vicini sarete all’arrivo, più potrete spostarvi per vedere la premiazione del vincitore di giornata, del vincitore di tappa, del trionfatore finale, e di tutte le maglie. Chi volesse provare a vivere la corsa da una prospettiva un po’ diversa dal solito, può anche seguire un ciclista durante la cronometro a bordo di Auto VIP ufficiale del Giro d’Italia ed essere ospite delle aree Vip Hospitality in partenza a Monza e in arrivo a Milano.
Il Giro d’Italia torna a casa dunque, Milano lo accoglie a braccia aperte e, credetemi, se due di quelle braccia saranno vostre non lo dimenticherete presto.
Chi vincerà?